Di Emilia De Biasi
La legislatura è finita. Con un piccolo anticipo, ma con grandi problemi. L'ultimo giorno è stato concitato e distratto. Sembrava che tutti avessero la testa da un'altra parte, già proiettata sulla ormai prossima campagna elettorale. I voti si susseguivano con un andamento automatico, le dichiarazioni di voto non brillavano per originalità. Eppure si votava il Bilancio dello Stato per il prossimo anno, la mitica Legge di stabilità.
Fotografi e giornalisti facevano stancamente il loro dovere, ma palesemente senza alcun interesse: quale scoop poteva mai esserci in quella morta gora?
Tutti attaccati ai telefonini, chi per le primarie chi per sapere il proprio futuro appeso alle decisioni delle segreterie dei partiti.
Si vota con il Porcellum, è noto, una schifezza di legge elettorale per la quale non importa quel che hai fatto in questi cinque anni, se sei onesto o malfattore, se sei capace di fare il parlamentare o se hai passato il tuo tempo a fare altro, magari a ubbidire al padrone dell'azienda, che è poi anche il padrone della lista. Nulla importa, tranne la posizione che avrai nella lista. Bella democrazia.
Monti sì, Monti no, Monti forse: il centro lo brama, Silvio ha sperato, ma poi ha sparato, perché il capo è lui, che diamine! La Lega non sa che fare, pensa di andare da sola e recuperare la verginità perduta nel governo col Pdl? Ricordiamoci i rimborsi del Trota, uno, addirittura, per lo spazzolino da denti! O quelli dell'altro sodale, che ha messo nel rimborso spese dei Lumbard il pranzo di nozze della figlia. A sua insaputa, dice. Ovviamente: a uno noto, a sua insaputa, hanno comprato casa a Roma del valore di 900.000 euro (Scajola), all'altro hanno regalato il banchetto. Che diamine: un po' di sano equilibrio...
Insieme. Pdl e Lega hanno governato il Paese per diversi anni. E non sappiamo ancora tutto. La democrazia vorrebbe che ci fosse anche in Italia una destra moderna, all'altezza dei tempi. E, invece, abbiamo un'accozzaglia di predatori di piccolo cabotaggio, disinteressati del bene comune se non per arraffarne un pochino, quel tanto che basta per essere ammessi al desco dei potenti. O così sperano. Ma il potere, quello vero, non li vede nemmeno. Li usa e poi li getta via. Viva la dignità.
Ora alcuni di loro fanno un nuovo partito e mollano il Pdl, ma a quanto pare non Silvio. Volevano che si facesse una legge tutta per loro, che li esonerasse dalla raccolta delle firme per presentare la lista. Il PD ha fatto ostruzionismo, la norma non è passata, ma l'amarezza resta. Ora tutti dovranno raccogliere le firme, un quarto di quelle previste in precedenza, ma almeno si salva una parvenza di uguaglianza. Abbiamo votato l'ultima fiducia al Governo Monti. Ero di turno alla Presidenza e ho colto l'occasione di salutare i miei colleghi, mentre passavano per esprimere il voto: c'è aria di repulisti, non so in quanti ci rivedremo. In nome del nuovo si farà un rinnovamento che non necessariamente terrà conto del merito e delle capacità: avremo nuove starlette, nuove ma uguali, nuovi chaperon, nuovi ma sempre con lo stesso ruolo, incazzati di professione e politici improvvisati.
E mentre su Palazzo Grazioli calano le ombre della notte, nel PD si fanno le primarie. L'unico esempio al mondo. I cittadini sceglieranno i candidati della lista PD. Insomma, la data è quel che è: sabato 29 dicembre, primarie di fine anno. Ma la voglia di partecipare supera anche il ponte dell'ultimo, sono sicura. Spero solo che non sia una guerra fra candidati. Il tempo è pochissimo e faremo fatica a spiegare quel che si è fatto. Si possono esprimere fino a due preferenze, per un uomo e per una donna. E anche questa è una novità...
L'ultimo giorno di legislatura non ha avuto l'allegria dell'ultimo giorno di scuola. Ci siamo salutati frettolosamente, abbiamo persino votato in commissione Cultura leggi, ma senza oneri per lo Stato, cioè a costo zero. Il Ministro Giarda ci ha ringraziato per il tempo passato insieme, e, mentre parlava, mi sono quasi commossa: un anno fa eravamo pieni di belle speranze post berlusconiane. Ora aspiriamo a un cambiamento postmontiano. Monti vuole succedere a Monti. Il Presidente Napolitano è stato chiaro: darà l'incarico per formare il nuovo governo a chi avrà preso più voti. E allora avanti, che ognuno faccia la sua parte. Possibilmente per l'Italia e non per sé stesso.